VI domenica del tempo ordinario
CACCIARE… AL MOMENTO GIUSTO
Dal vangelo secondo Marco (1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
DAVANTI ALLA PAROLA
Risulta sempre strano l’accostamento tra la compassione di Gesù e il suo concreto cacciar via il non-più-lebbroso. In verità… tutto sta nel fare ogni cosa al momento giusto!
Sì, perché noi siamo abituati a risolvere tutto cacciando via, allontanando da noi in un batter d’occhio chi ci infastidisce, chiunque va cercando da noi qualcosa per sé. E come pretendiamo che non sia così quando tocca a noi chiedere! Guai a sentire l’espressione che fiorisce sulle labbra di chi ci dice che «non ho tempo».
Fratello mio, sorella mia… permettimi di ricordare a me e a te che questa espressione ce la meritiamo tutta intera quando noi puntualmente non abbiamo tempo per gli altri, quando non ce lo ricaviamo, quando – bisogna fare proprio così! – non mettiamo questo tempo palesemente in agenda: abbiamo invece un’agenda egoista, tante volte. Provare per credere: cosa leggi tra i tuoi impegni? L’estetista, la partita a pallone, l’uscita con gli amici, il viaggio programmato, quel programma in tv, la palestra… e chi più ne ha, più ne metta. Se scappa, ci troviamo pure scritto l’impegno della messa… ma a parte questo, chi nella propria agenda ritrova scritto un impegno che, aldilà del lavoro – retribuito – quello di tutti i giorni, lo mette in gioco per avvicinarsi all’altro?
… l’altro che è povero, che ha qualche problema fisico, che è ammalato, che è solo, che è piccolo e non ha alle spalle una famiglia che può aiutarlo per davvero a crescere.
No… questi sono pensieri e impegni da cacciare via! Troppa energia… sprecata!
E poi chi pensa a me?
Innamòrati, oggi, del gesto terribile di Gesù. Nella mentalità ebraica, il lebbroso era un morto ambulante… chiaramente lontano da villaggi e città: pensa che gli si celebrava da vivo il funerale e lo si “seppelliva” fuori dagli agglomerati cittadini. Era considerato proprio un morto, a tutti gli effetti. Eppure Gesù non si spaventa quando gli si fa vicino… contravvenendo a tutte le norme! Non solo, ma Gesù sente compassione… anzi, di più! Il testo originale dice, questa volta, che è una compassione mista a rabbia, quasi a chiedersi (come facciamo noi tante volte) cosa aveva fatto di male quell’uomo per ridursi in quello stato e come mai esistono simili storpiature: questa buona rabbia deve abitarci perché viva in noi e si tramuti in azione il desiderio di debellare i piccoli e grandi mali dalla faccia della terra. Ed in ultimo…
…Gesù lo prende per mano.
La guarigione dei fratelli, di chi soffre sta tutta qui. Non devi fare miracoli o scoprire il rimedio scientifico a tutte le malattie di questa povera umanità. Devi dire che tu ci sei, devi far sentire che l’altro non è solo, devi prendere per mano anche il più reietto di tutti per fargli comprendere che c’è ancora chi si fida di lui e questa fiducia è la più grande medicina che l’umanità ha a disposizione per guarire, per salvare, per amare.
Ma noi non siamo solo uomini; siamo cristiani. Questo prendere per mano avrà la sua vera potenza e autorità se vivi questo amore pregando, invocando la forza dello Spirito Santo, sentendo che Dio sta “invadendo” la tua corporeità e il tuo mondo affettivo per farsi sentire presente e operante accanto a quel fratello che soffre. Non solo e non anzitutto fisicamente!
Non cacciare nessuno dalla tua vita… se non dopo averlo… guarito: perché cammini sulle sue gambe, perché vada a ringraziare Dio, perché a sua volta divenga guaritore di chi transita nella sua vita!
Rubrica a cura del sac. Michele Di Gioia
